VITERBO - Ha parato tanti e tanti palloni, tiri impossibili dei migliori calciatori del campionato italiano a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, quando dunque era il migliore torneo d'Europa. Ora Attilio Gregori dovrà parare le mattane dei giocatori della Viterbese, squadra sì prima in classifica nel girone A di Eccellenza, ma incasinata non poco, tra sbandate in campo (cinque gol incassati domenica contro il Grifone Monteverde, l'allenatore Solimina che si è dimesso) e uno spogliatoio diviso in almeno due gruppi. Dove qualche vecchietto sembra pensare solo agli affari suoi, altri finiscono emarginati causa invidia, i giovani spesso disorientati.
Un bell'ambientino, insomma, ma che non può spaventare questo ex portiere quasi 49enne, nato a Monterotondo (squadra che poi allenerà) e cresciuto negli anni Ottanta in una delle migliori scuole italiane, quella di Trigoria. Qui, alle spalle di Franco Tancredi e con un Angelo Peruzzi che cresceva rapidamente, Gregori guarda e impara. Si fa le ossa prima alla Reggiana in prestito, e poi finisce al Genoa, dove arriva l'esordio in serie A.